Non posso negare di adorare letteralmente Hayao Miyazaki e i suoi appassionanti anime e neanche che la tappa più emozionante del mio viaggio in Giappone è stata la visita al Museo dello Studio Ghibli (come ho raccontato qui). Per cui potete immaginare la mia gioia quando ho letto che il Sensei si era rimesso all’opera, dopo essersi momentaneamente illuso di poter vivere interrompendo il suo prolifico flusso creativo. Questa sua presa di coscienza è narrata da un intimo e toccante documentario.
Never Ending Man – Hayao Miyazaki
Documentario – Giappone, 2016, durata 70 min
Presentato in anteprima al Lucca Comics&Game 2017, è stato proiettato al cinema solo nella giornata di oggi, 14 novembre, e temendo il sold out ho acquistato il biglietto con largo anticipo. La mia solerzia è stata ampiamente ripagata, in quanto il documentario è coinvolgente, girato interamente nei due luoghi di appartenza di Miyazaki, lo Studio Ghibli e la sua abitazione, e pone l’accento sulla difficoltà per un creativo/artista a dover scegliere di smettere di creare. E’ davvero surreale osservare il Maestro, che ha trascorso la sua vita a ideare e disegnare a mano i suoi inimitabili personaggi e paesaggi, affascinato e, al tempo stesso, spaventato dall’animazione digitale (CGI, computer-generated imagery) che ha sperimentato per la realizzazione del cortometraggio ‘Boro il Bruco’. E per i fan più appassionati il documentario svela un’inaspettata sorpresa. No spoiler.
Qui un assaggio del documentario.