Lisbona: cibo, amore e cultura.

Dove state trascorrendo la vostra Pasquetta, cari lettori? Vi state ingozzando di cibo o ve ne andate in giro per la prima gita di primavera?

Io me ne sto al mare con un cartoccio di fritti in una mano mentre nell’altra tengo un libro che leggo con attenzione, iniziando ad ipotizzare un mio prossimo viaggio a Lisbona.

Si intitola D’amore e baccalà questo bel libro di Alessio Romano, un romanzo che é una vera e propria guida turistica e culinaria della capitale del Portogallo

Consiglio spassionato: il libro non va letto a stomaco vuoto! Munitevi anche voi di un cartoccio di fritti o almeno di un bel panino.

Nelle pagine, infatti, é frequente imbattersi in descrizioni molto dettagliate di cibarie di vario genere, partendo ovviamente dal baccalà cucinato in tutte le salse (persino un bacalhau espiritual), per poi passare a dolci ripieni di crema pasticcera come le pastel de nata per non parlare di vini e liquori fruttati e leggeri come la ginjinha (liquore di ciliegia) o il vinho verde (vino bianco metà secco e metà frizzante).

E io so già che farò colazione qui tutti i giorni, in questo modo, davanti al Castelo. Perché amo il pastel de nata.Cit.

E cosa succede ad uno scrittore che va in giro a recensire cibo? Ovviamente si innamora di una cameriera.

La bella cameriera mi porta a tavola una montagna di piccole olive scure, una scodella piena d’olio d’oliva, un piatto con dentro panetti di burro e vari tipi di pâté, oltre che una manciata di panini per accompagnare tutto questo ben di dio che qui a Lisbona fa parte del coperto come da noi i coltelli, forchette e tovagliolo.” Cit.

Inutile dire che si tratta di un amore tormentato e non ricambiato. Perché? Perché non può essere altrimenti nella città del fado che canta la saudade.

Il fado é chiedere perché e non sapere perché.” Cit.

Tre musicisti – chitarrista, mandolino e cantante – raggiungono in silenzio il centro della stanza. Il cantante rimane in piedi con la schiena contro il muro e gli altri due si siedono e accordano gli strumenti. Beatriz fissa dritto negli occhi il chitarrista. Un uomo sulla trentina, scuro di carnagione e con una cicatrice lungo il viso. Appena finisce con la chitarra guarda nella nostra direzione. Ma Beatriz si gira verso di me. Attaccano a suonare una canzone molto bella che non conoscevo. Ovviamente il canto di un amore non ricambiato”.  Cit. 

Ed é così che Alessio, il personaggio di questo libro, si ritrova a vagare per la città con l’ebrezza di un amore immaginato e con la mente annebbiata da frequenti visioni, conseguenza queste non dell’amore ma di una caduta dal tram mentre cercava di prenderlo al volo.

Ed é per via di questa strana commozione cerebrale che Alessio incontra e chiacchiera con personaggi che nel corso della storia hanno vissuto e lavorato a Lisbona, tra cui: Amália Rodriguez (cantante di Fado), Fernando Pessoa (poeta) o Antonio Tabucchi (scrittore ed autore di libri celebri come Requiem e Sostiene Pereira).

E poi una sera, rientrando in casa, Alessio lo incontra davvero Pereira, con le fattezze di Marcello Mastroianni che interpretó questo personaggio nella pellicola di Roberto Faenza.

“<<Lei, giovanotto, cosa fa nella vita?>> 

<<Scrivo.>>

<<Oh, che meraviglia: uno scrittore italiano. Mi fa subito simpatia questa cosa. Sa io dirigo le pagine culturali di un giornale  che si stampa qui a Lisbona. E avrei proprio bisogno di qualcuno che mi scrivesse i necrologi  di scrittori italiani. Lei non sarebbe interessato a questi compito?>>.

<<Veramente sono qui per scrivere di cibo>>. 

E così questo libro porta a spasso nei quartieri di Lisbona e ce li descrive usando tutti i sensi rendendo anche il lettore un po’ ubriaco d’amore per questa città “sfavillante” mentre va alla ricerca di una bella cameriera di nome Beatriz.

Vi consiglio di non leggere questo libro se non avete possibilità di partire a stretto giro perché potreste essere colti da una violenta saudade.

E come é scritto a mano su un muro sopra una panchina di Lisbona “ Não quero poesia, só quero poemas”.