Gentile Signor Camilleri,
spero che questa lettera (ancorché tardiva) le arrivi ovunque lei adesso sia. Tra di noi o tra le nuvole intendo. Sono sicura che troverà il modo di leggerla.
Con lei ho fatto delle belle passeggiate, a Vigata, con il sole (anche quando il cielo era scuro e fuori pioveva). Mi sono tuffata in piena notte nel mare (anche se era lontano chilometri e mi coprivo sotto un piumone). Ho sentito odore di pesce fritto per strada o ho addentato cannoli (aspettando la pizza a domicilio). Ho chiacchierato con la gente per strada (anche se ero sola). Ho seguito piste ed assassini (alzandomi più volte a controllare di aver dato due giri di serratura). Mi sono persa nei miei sentimenti (confusi e contrastanti) e al mattino mi sono svegliata vedendoli più chiari. Mi sentivo a casa (anche quando ero lontana).
Deve essere questo quello che sanno fare i grandi scrittori: trasportarti in altri luoghi, in un altro tempo, in altre emozioni.
Ti fanno ridere, vivere e appassionare. E quando se ne vanno… quando se ne vanno… ti fanno anche piangere.
Grazie, grazie ancora signor Camilleri!
La gelosia
Arrivati alla trattoria, il proprietario, Enzo, s’apprecipitò a ossequiari a Livia. “La billizza! Che piaceri arrividirla”. “Grazie”.“Vossia è ‘na vera grazia di l’occhi! ‘Na vera sdillizia! Ma me lo spiega com’è che vossia, ogni volta che m’onora vinienno ccà, è sempri cchiù beddra?”.
Un sorriso ‘mprovviso spazzò via dalla facci di Livia le nuvoli come un raggio di soli. Ma com’è che ora quel dialetto non era cchiù africano e le arrisultava comprensibili?, si spiò Montalbano.
L’amore.
La porta si raprì e al commissario capitarono di seguito i tre seguenti fenomeni: primo, leggero annigliamento della vista, secunno, sostanziali ammollimento della gammi e, terzo, notevoli ammanco di sciato. Pirchì la signura Cosulich non sulo era ‘na trentina di stupefacenti biddrizza naturali, acqua e saponi, ‘na cosa rara che adopirava pitturazioni facciali come i sarbaggi, ma… Ma era vero o era tutto un travaglio della sò immaginazioni?
Il cibo.
Montalbano accomenzò la litania.
“Un antipasto di mare?”.
“Buono!”.
“Spaghetti ai ricci di mare”
“Vino della casa?” ”Va bene”.
Enzo s’allontanò filici.
Il mare.
E accussì vitti arrivari l’alba. Pò vinni il solito piscatori che lo salutò isanno un vrazzo e annò a mittiri la varca in acqua.
”Se lo fa un giro?”.
”Pirchì no? Arrivo tra un momento”.
Trasì ‘n casa, si ‘nfilò il costumi, scinnì nella pilaja, misi i pedi in acqua, acchianò nella varca. Al largo, si ghittò ‘n mari e si fici ‘na gran natata di quasi un’orata, sino a sintirsi sfinito.
Cit. Il sorriso di Angelica – A. Camilleri