Come una storia d’amore, di Nadia Terranova. Le vite sospese sulla luce di Roma

Dieci racconti delicati, incisi dallo scarto del dolore sulla soglia di una città, Roma, scrollata dalla sua enormità.
Una Roma fra tante, stridente come i corvi del Pineto e poetica nei suoi quartieri multietnici, che trova la sua dimensione nella realtà di individui embrionali, personaggi femminili a cui talvolta si sovrappone l’io narrante della stessa autrice.
Donne dai tratti abbozzati, sospese sul quotidiano come tessere di un mosaico che compongono l’esistenza, raccontano una fuga dalle loro vite a cui tuttavia non sanno apporre una meta.
Freezing (congelamento), il titolo di una delle storie, esprime proprio l’immobilizzazione, l’istantanea di un momento che non è ancora in grado di proiettarsi nel futuro.
L’intensità di questo attimo ibernato è condensata nel titolo della raccolta, Come una storia d’amore, uno scambio emozionale che lega Nadia Terranova al turbamento delle protagoniste sotto lo sguardo femminile della città, perché essa stessa è una dea, una divinità donna, vestita della sua luce “forsennata”.
Proprio quell’abbaglio, dietro l’incanto disvela la sua segretezza, il suo linguaggio privato che induce a restare: “È sicuramente così: colpa di quella luce disperata che tiene in ostaggio le persone per un momento, quindi per sempre”.
Nadia Terranova si sente prigioniera di quella luce e del dovere della felicità che essa impone, perché un biglietto di sola andata pretende la felicità: “L’unica è raccontarsela come una storia d’amore. La città c’era prima di te e ci sarà dopo di te, il tuo passaggio le è stato lieve. Il corteggiamento, invece, lo ricordi bene: «Ho un biglietto di sola andata», «Sai quanto ho penato per venire qua?», «Sono piuttosto certa che con te sarò felice»”.
In un parallelismo tra luce e urgenza di felicità l’autrice sente la necessità di rivendicare la sua linea drammatica, proiettando sulle storie la ricerca di un nuovo divenire.