Quanti di voi in queste belle e assolate giornate di luglio sono già in vacanza? Chi di voi andrà? Chi resterà a casa? Farà caldo? Quali rimedi per le giornate afose e soffocanti?
Passeggiando tra le strade di una verdeggiante isola del Tirreno mi sono imbattuta in un piccolo bazar che vendeva un po’ di tutto e ho trovato un un libro che tratta proprio di questo.
Un opuscolo dalla copertina vivace che racconta il matrimonio, la villeggiatura, l’afa e l’estate nei primi anni del novecento!
L’ autrice, Matilde Serao, una delle più importanti scrittrici e pubbliciste italiane, cronista della Napoli del suo tempo, fondò nel 1892 “Il Mattino” con Edoardo Scarfoglio. Di seguito cito alcuni passaggi che rendono bene l’idea della vacanza e dell’estate di quegli anni.
(Rispetto al tema della villeggiatura)
“In fondo, questo affare della villeggiatura, come tante altre cose della vita, è tutta una questione d’imitazione, di preconcetto, di amor proprio: non è quasi mai una questione di iniziativa, di indipendenza, di vera necessità. La Tale dice di voler partire, perché si è giunti alla metà di luglio, non per altro: e, subito, un séguito di signore si decide a partire, perché la prima lo ha detto. […] Chi oserà mai disporre della propria volontà, in questo problema della villeggiatura? Chi avrà il coraggio di partire, quando gli piace, di andare dove gli convince, di trattenersi quanto tempo vuole, di ritornare presto, di ritornare tardi, di non fare i bagni, o di non fare la cura climatica, di fare, infine, il proprio comodo? Chi, chi mai avrà il coraggio di non partire se ciò non gli accomoda? O almeno, chi avrà il coraggio di dichiarare, restando, di restare? […] Solo qualche progresso, da qualche anno a questa parte, si vede, nelle grandi città, in fatto di sincerità, d’iniziativa, di libertà, per questo affare della villeggiatura: vi è già un grande, un grandissimo gruppo di gente, che crede fermamente alla bontà dell’estate in città, fra il luglio e l’agosto: vi è chi crede esser meglio fare, a Napoli, i bagni di mare, non incomodandosi ad andare sopra un’altra spiaggia…”
(Rispetto al tema dei lavori femminili in villeggiatura)
”Lavori, per modo di dire, lettrici mie, giacché è impossibile che una villeggiante, abbia quindici anni o ne abbia settanta, lavori, sul serio, quando può chiacchierare con un’amica, fare la partita col cappellaio, flirtare con un giovanotto: è impossibile che l’uncinetto, o l’ago di ricamo, o i ferri da far maglie, o la tappezzeria, possano andar troppo d’accordo con la conversazione, col giuoco, col flirt”
(Rispetto al tema delle acconciature femminili d’estate)
”Credete voi che, d’estate, ci si possa acconciare come in inverno? Quei leggeri edifizi o quei pesanti edifizi ricciuti, e adesso già abbastanza complicati, non reggono in estate: qualunque leggiadra pettinatura, opera di mani pazienti, dopo due ore, è un ammasso informe. Il calore disfà i ricci, e le ondulazioni non naturali, ed esercita la sua azione demolitrice, anche sui ricci naturali”
(Rispetto al tema dei due metodi per affrontare il caldo)
“Primo metodo: ovunque si sia, in città, in campagna, al mare, sulla collina, nel bosco, fuggire il caldo. Cioè, dalla mattina alle nove, dopo aver fatto circolare l’aria mattinale per la casa, chiudere ermeticamente le persiane, i cristalli e le imposte di tutte le finestre e di tutti i balconi. Non uscire, assolutamente, dalle nove alle cinque pomeridiane. Vivere chiuso fino a che il sole saetti […] Fra mezzogiorno e l’una, fare una colazione o un pranzo, leggieri ma sostanziosi, di uova, latticini, pesci, verdure, frutta, cucinati finemente: dopo fumare, leggere, passeggiare, sempre in casa, sempre in penombra: e infine andare a letto per la siesta […] Rinviare tutti i bagni, le passeggiate, le escursioni, alle sei pomeridiane, quando il forte caldo è trascorso […]”
”Il secondo metodo. È quello che fa affrontare il caldo, in tutta la sua violenza. Lasciare che, dalla mattina, penetri l’aria nelle stanze, ma che vi penetri anche il sole: esso uccide, dicono, tutti i microbi, e le case ne sono piene! Uscire coraggiosamente nelle ore più ardenti e a piedi, magari, attraversare le piazze più bruciate dal sole; […] e rientrare abbrustolito e grondante di sudore. Prendere il bagno di mare fra le nove e le undici di mattina, cioè nell’ora in cui Apollo, chiamiamolo così, dardeggia i suoi raggi infuocati […] Dopo, rientrare in tram, attraverso le vie infuocate, agitando un ventaglio giapponese da due soldi. E mangiare le cose che più piacciono, in estate, che più lusingano il palato: cioè dei vermicelli al pomodoro, o risotto giallissimo […] Prendere moltissime bibite fresche; sciroppi alla neve: menta alla soda: cocktails americani carichi di ghiaccio […] fare delle escursioni per mare: concertare dei pique-niques; organizzare delle serate con mandolini e chitarre: dimenarsi da mattina a sera, come se si fosse nell’inverno più rigido. È il caldo, pare, finisca, per esser vinto: il viso, le mani, il collo si fanno bruni […] E forse si sta meglio di prima alla fine dell’estate.
Dio è provvido, sovra tutto con la gente semplice, che prende il mondo come viene, si acconcia con tutto e si diverte di tutto!”