Un’estate con la Strega dell’Ovest – Kaho Nashiki

L’ estate sta per finire ma ancora il suo influsso è ben visibile: la pelle abbronzata, il clima mite, le ultime giornate al mare o le passeggiate in montagna. Un’estate dolce che segue una primavera amara. Forse un’estate più lenta e consapevole.  A chi vuole ancora abbandonarsi alla serenità estiva, al piacere delle piccole cose, allo spazio ritrovato per le emozioni, consiglio un bellissimo libro di un’autrice giapponese: “Un’estate con la Strega dell’Ovest” di Kaho Nashiki. Il libro cattura sin dalla copertina, dal colore giallo paglierino e dalle immagini magiche e rassicuranti. Il titolo fa dapprima pensare ad una favola per bambini ma poi in realtà leggendolo si scopre un mondo tutt’altro che infantile in cui le cose anche più difficili diventano leggere, natuali e accettabili. Come tutti i giapponesi, anche questa autrice sa trasformare le cose belle e anche quelle meno belle della vita in momenti magici e carichi di significato, dove l’allegria e la sofferenza convivono rendendo qualunque aspetto degno di essere vissuto.

Mai è una tredicenne che non vuole andare a scuola. La sua ostinazione convince la mamma a trasferirsi in campagna per un po’, dove vive sua nonna, una donna inglese emigrata anni prima in Giappone per amore. Qui Mai e sua nonna decidono di passare l’estate insieme per intraprendere un addestramento, quello che porterà Mai ad imparare ad essere come sua nonna: capace di fare magie. Lungi da essere una storia fantasy, le magie a cui Mai viene addestrata riguardano cose terrene: affrontare le paure, prendersi cura delle cose, saper stare lontano dal rumore e dalla frenesia. Una storia di formazione efficace, spensierata e tenera, incentrata sulla crescita di un’adolescente affiancata da una figura femminile importante e centrale: la nonna.

Questo libro, non lo nascondo, mi ha emozionato moltissimo e per questo lo rileggo ripensando alle mie nonne: fantastiche streghe senza le quali molte magie oggi sarebbero impensabili.

“Da un certo momento in poi, il “corso per apprendiste streghe” diventò un appuntamento fisso del dopocena. Secondo la nonna, l’essenziale per diventare una strega era, in poche parole “prendere le decisioni da sola”. Per esempio una sera andò così. “Prova a chiudere gli occhi.” Mai chiuse gli occhi come le era stato detto.

“Immaginati la tua tazza preferita.”

“Si.”

“Ci sei riuscita? Senti che, allungando la mano, potresti realmente toccarla?”

“Eh? Ma non è possibile!” Nonostante la usasse tutti i giorni Mai non riuscì a figurarsela così in dettaglio.

“Si che lo è! Il trucco è fare tua quella sensazione di confine tra sogno e realtà che viene al mattino subito prima del risveglio. D’ora in poi ogni mattino cerca di concentrarti su quell’istante. Poi dovrai concentrarti a vedere ciò che hai deciso di vedere. All’inzio può essere una tazza o anche una mela. Quando ne sarai capace, imparerai a vedere, solo desiderandolo, ciò che nella realtà non puoi vedere, per esempio il contenuto di questa scatola. Anche se ci vuole parecchio tempo prima di riuscirci. Però fa attenzione. La cosa più importante è la volontà di vedere e sentire quello che vuoi.”

Non aveva mai pensato che avrebbe potuto restare a vivere con la nonna. Come se un viaggiatore che camminava da solo in una landa desolata in tempesta avesse trovato finalmente un rifugio e, al suo rientro, una zuppa fumante su un bel fuoco e soprattutto un sorriso amorevole che lo rassicurava sul potersi fermare lì. Di fronte a quella proposta, Mai sentì come se tutto il suo corpo si rilassasse. Era sempre stata convinta che un giorno sarebbe dovuta tornare alla sua vita, perciò era ancora, per così dire, in stato di allerta. (…) Mai continuò a chiedersi, anche in seguito, perchè quella volta non avesse scelto di vivere in quella casa, che per lei era l’unico rifugio in una landa desolata. Avrebbe potuto anche rispondere di lasciarle un pò di tempo per pensarci… Aveva rifiutato immediatamente, come se avesse fretta di farlo. (…) Aveva rinunciato a una vita serena, in cui il cuore e il corpo non dovevano essere sempre pronti a combattere. Anche molti anni dopo, Mai non seppe spiegarsi se fosse stata una scelta sana oppure terribilmente sbagliata.