Operaprima, di Simone Salomoni

“Quando scegli (l’arte), non puoi amare le persone come le persone vorrebbero essere amate, non puoi avere la grazia dell’amore e la gloria dell’arte, non puoi perché non appartieni completamente a te stesso e quindi non puoi appartenere del tutto a nessuno.”

(Simone Salomoni)

Una narrazione accurata, immersa in una struttura originale, che restituisce interrogativi e riflessioni in grado di saltare oltre gli schemi. Al centro di ogni avvenimento della storia vi è l’arte.

La vicenda si svolge a Monghidoro, nell’Appennino bolognese. Un pittore quarantenne con problemi di erezione è intento a preparare la mostra che dovrebbe cambiargli la carriera, quando una sua coetanea con un figlio adolescente affitta per l’estate la porzione di casa adiacente alla sua. La donna, un’avvocata di nome Marie Bertrand, attratta del pittore, gli commissiona il ritratto del figlio e tenta di sedurlo. Anche il ragazzo, Simone Salomoni, subisce il fascino dell’uomo, gli consente di leggere i suoi racconti, si confida con lui, rivelando gli abusi subiti nel passato e un presente di autolesionismo e sessualità promiscua. Il pittore si vede costretto a scegliere tra la volontà di prendersi cura di Simone, diventandone mentore e guida e la necessità di ritrovare la potenza sessuale e l’ispirazione artistica perdute.

Questa storia dall’elevata tensione narrativa si colloca in un limbo in cui amore e disumanità si fondono senza rimedio. L’autore altera le definizioni di genere in cui siamo immersi, creando un vuoto intorno alle certezze abituali, giocando con le parole in modo meticoloso fino ad astrarre la natura dei concetti per lasciarne l’interpretazione al lettore. Prima ancora della storia c’è la scelta dello scrittore di fuggire da ogni genere: linguistico, letterario, sessuale, restituendo una narrazione provocatoria, folle, azzardata e coraggiosa, dalla struttura singolare.