“La parte più importante del mio lavoro è narrare storie, è per questo che la maggior parte delle mie immagini posa le sue radici nella gente comune.”
(Cit. Steve McCurry)
Volti bellissimi raccontano l’umanità attraverso gli occhi, con tutta la potenza narrativa delle immagini. Sono gli scatti di Steve McCurry in mostra a Bologna fino al 6 gennaio.
Considerato tre le voci più autorevoli della fotografia contemporanea, quattro volte vincitore del World Press Photo, Steve McCurry utilizza un linguaggio silenzioso, in cui la potenza del colore dà voce al contenuto rivelato dagli sguardi autentici e profondamente toccanti.
Le fotografie, scattate in tutti e sei i continenti, illustrano storie di uomini, donne e bambini vestiti delle loro consuetudini, ai margini dei conflitti, in povertà assoluta, ma ricchi delle loro tradizioni e della loro profonda umanità.
Un patrimonio culturale di bellezza autentica che Steve McCurry ha saputo cogliere partendo da un viaggio in India, in esplorazione, e poi ancora in Afghanistan, clandestinamente, con il consenso dei rifugiati. Quando l’invasione russa sbarrava l’accesso a tutti i giornalisti occidentali lui trascorreva intere settimane tra i Mujahidin per dare voce al conflitto in Afghanistan attraverso le immagini, realizzando l’icona più potente, la più famosa della sua produzione, quella che ritrae la ragazza afgana.
Le immagini, esposte presso le Collezioni Comunali d’Arte di Palazzo d’Accursio, si inseriscono nello spazio di un suggestivo gioco di figure e specchi in cui l’osservatore insieme all’opera riflette sé stesso.
Il riflesso e al contempo i visi rappresentati riconsegnano allo spettatore il volto dell’uomo, insieme alla percezione di uno stesso modo di sentire e alla celebrazione di una cultura che trova la propria compagine proprio nelle comuni diversità.
“Una testa, un volto. Pari nelle differenze”, il titolo della mostra, invita quindi alla riflessione sul concetto di collaborazione tra individui eguali, liberi di assumere decisioni, nell’unicità di un comune pensiero di uguaglianza.
Non “una testa un voto” dunque, ma un “volto”, che è quello del genere umano.
Per informazioni: Musei civici d’Arte Antica