“All’alba della domenica di Pasqua del 1919 il cielo sopra Perdido, in Alabama, era terso, di un pallido rosa traslucido che non si rifletteva sulle acque nere che la settimana precedente avevano allagato del tutto la città. Il sole, immenso e di un colore rosso-arancio, si era appena levato sopra le cime dei pini nella foresta ai margini di quella che era stata Baptist Bottom. Era la zona più bassa di Perdido, dove nel 1865 si erano stabiliti in massa gli schiavi neri affrancati, e dove ancora vivevano ammassati i loro figli e nipoti. Adesso era ridotta ad un torbido vortice di assi, rami divelti e carcasse gonfie di animali.”
Con queste parole inizia Blackwater I – La piena, il primo volume della saga di Michael McDowell, uscita in America negli anni ’80 e riscoperta in tempi recenti in Francia dove ha riscosso un grande consenso. In Italia è stata pubblicata da Neri Pozza in un edizione dalla copertina decisamente accattivante. Trascinata dal giudizio più che positivo espresso da Stephen King, che definisce Michael McDowell “Il miglior autore di paperback originali degli Stati Uniti”, ho deciso di acquistare il primo volume di questa saga familiare dai toni gothic – horror.
L’inondazione non porta a Perdido solo morti e innumerevoli danni, ma anche Elinor, una donna misteriosa che sembra essere riuscita a sopravvivere isolata all’interno dell’Osceola Hotel, senza cibo nè acqua per quattro giorni.
«Ho aspettato tanto» disse la giovane donna, in piedi davanti alla finestra aperta. Era alta, magra e pallida, con la postura eretta, e molto bella. I capelli erano di un rosso ruggine, folti e raccolti in una morbida crocchia. Indossava una gonna nera e una camicetta bianca, con il colletto chiuso sulla gola da una spilla rettangolare in oro e giaietto.
«Lei chi è?» domandò Oscar, allibito.
«Elinor Dammert».
La nuova arrivata si presenta ai lettori avvolta dal mistero. Per quale motivo è stata l’unica persona a rimanere intrappolata all’interno dell’hotel quando tutti gli altri sono stati portati in salvo? Da dove viene? Quali motivazioni l’hanno condotta proprio a Perdido, Albama, un luogo dove gli uomini lavorano alla segheria, ma sono le donne a prendere le decisioni davvero importanti?
Tra tutte, la domanda che mi sono posta con più frequenza alla luce dei diversi eventi narrati, non è soltanto chi sia, ma “cosa” sia Elinor. Immagino che avrò la risposta definitiva a questo interrogativo una volta conclusa la saga.
L’autore, con un ritmo lento ma coinvolgente, ci porta nel vivo della comunità della cittadina, introducendo i vari persoanaggi a partire da Mary – Love, matriarca del clan dei Caskey, una delle famiglie più influenti di Perdido e madre di Oscar e Sister, che non nasconde la diffidenza e l’astio nei confronti di Elinor.
Quello che posso dire è che il linguaggio scorrevole, l’ambientazione ben costruita, capace di restituire un ritratto della vita dell’epoca in una cittadina degli Stati Uniti del sud, e la trama intrigante, sono stati gli elementi che mi hanno invogliato a proseguire, tanto che Blackwater II – La diga, è già in lettura.
Consigliato a chi ama le saghe familiari e le storie gotiche, a tratti inquietanti.
Trama
1919. Le acque nere e minacciose del fiume sommergono la cittadina di Perdido, Alabama. Come gli altri abitanti, i ricchissimi Caskey, proprietari di boschi e segherie, devono fronteggiare il disastro provocato dalla furia degli elementi. Ma il clan, capeggiato dalla potente matriarca Mary-Love e dal figlio devoto Oscar, dovrà anche fare i conti con un’apparizione sconvolgente. Dalle viscere della città sommersa compare Elinor, donna dai capelli di rame con un passato misterioso e un oscuro disegno: insinuarsi nel cuore dei Caskey
Blackwater I – La piena, Michael McDowell – Neri Pozza