Il mattino prima Roberto mi ha fatto vedere questa piega sul palmo della mia mano. Se la chiudi in un certo modo viene fuori una stella. Glielo aveva fatto vedere una signora sul pullman per San Antonio e lui l’aveva chiamata loca quella volta, ma adesso pensava che era stato lui a non capire. I suoi erano usciti. Noi stavamo accalcati nell’armadio. I suoi pantaloncini impilati sui miei, gli ultimi rimasti in casa. Non mi aveva detto che stava per sparire. Mi ha soltanto sfiorato il mento. Accarezzato le mani. Poi ha messo le sue a coppa in mezzo a noi e mi ha chiesto se ero riuscito a trovare il milagro nelle mie. Io non ci vedevo un cazzo, giusto il profilo della sua ombra, ma abbiamo stretto le nostre mani una sull’altra e gli ho detto comunque che era pazzesco.
Anche questa volta ho scelto di presentarvi un libro letto e approfondito con la Confraternita dei Lettori. Oggi vi parlo di Lot, una raccolta che ha l’enorme pregio di non limitarsi a essere una semplice antologia di racconti, ma di assurgere allo status di romanzo corale i cui protagonisti si muovono sullo sfondo di Downtown, l’area di Huston dove, all’ombra dei grattacieli delle compagnie petrolifere, sorgono i quartieri popolari costellati da parchi abbandonati, lavanderie a gettoni, superstrade e sottopassaggi, sobborghi cui la definizione di “non luogo” calza alla perfezione, ma che a dispetto della miseria, brulicano di vita e di colori, la vita degli immigrati e delle loro famiglie.
Una particolarità narrativa di cui ci si rende conto a mano a mano che si procede con la lettura, è il fatto che le storie di alcuni personaggi si esauriscano nello spazio di un singolo racconto, mentre ce ne sia una, quella di un protagonista che narra di sé in prima persona e di cui al lettore non sarà mai svelato il nome, che si snoda nell’arco dell’intera raccolta e che potrebbe essere considerata un micro romanzo a sé. È stato proprio il nostro protagonista senza nome, che si ritrova a compiere un percorso interiore complesso, toccando tematiche quali l’omosessualità, l’emancipazione e il desiderio di trovare una propria dimensione a emozionarmi, toccando corde profonde.
La narrazione è oggettiva, pulita, e pur non indugiando mai nell’autocommiserazione, riesce a trasmettere al lettore ogni più piccola sfumatura. Battute finali strepitose.
Lot, Bryan Washington, Ed. Racconti