Teresa Papavero e lo scheletro nell’intercapedine. Chiara Moscardelli.

Avevamo conosciuto Teresa Papavero alla prese con un caso di omicidio nella piccola comunità di Strangolagalli. Proprio in questo piccolo paese della provincia romana Teresa decide di fermarsi a vivere e di aprire un un nuovo bed & breakfast. Tutti hanno deciso di darle una mano, dal macellaio al sindaco, dopo che Strangolagalli è finita sulla ribalta nazionale per via del giallo risolto. Chi non vorrebbe fare un salto in un villaggio grazioso e avvolto dal mistero? Ma come spesso accade, quando si costruisce e si scava, l’imprevisto è dietro l’angolo. Cosa succede se rompendo un muro si trova uno scheletro nell’intercapedine? Si ricomincia ad indagare.

Questa volta il caso assume tinte di noir. Il ritrovamento riporta l’attenzione su scomparse risalenti a molti anni prima, collegate probabilmente con l’operato di uno psicotico serial killer. Questa volta la vicenda riporterà Teresa a confrontarsi con il suo passato e a dover fare i conti con una ferita ancora aperta: quella della madre scomparsa.

Sebbene la scrittura sia scorrevole e la trama piena di piccole situazioni ironiche e leggere questa volta i vicoli di Strangolagalli saranno avvolti da tinte più fosche e vicende tese ed oscure.

Grazie a Teresa, infatti, che aveva brillantemente risolto il caso dell’omicidio di Paolo Barbieri e della scomparsa di Monica Tonelli, Strangolagalli stava vivendo un’epoca d’oro. La Papavero era ormai una consulente fissa della trasmissione di cronaca Dove sei?, e questo aveva trasformato il piccolo paese nel centro nevralgico del programma. Il flusso continuo di turisti che si riversavano incuriositi a Strangolagalli aveva reso necessario l’ampliamento del B&B Papaveri & Capperi, ribattezzato Le combattenti, un nome molto più appropriato, a detta di tutti. A quel punto il sindaco, Ignazio Vecchietta, non aveva esitato un attimo e dopo una velocissima riunione nella sala consiliare, aveva generosamente donato l’immobile a Teresa.”

L’uomo guardò l’orologio. Era ancora presto, poteva liberarsi di lei prima di andare in ufficio. Indossò il cappotto e prese le chiavi della macchina. Guidò con il cuore in tumulto. Per fortuna, la piccola casa dove viveva da quando era ragazzo, appena fuori Ferrara, non era distante da Auguscello. Una volta arrivato, parcheggiò, scese dalla macchina e si diresse verso il cancello arrugginito. Quella magnifica villa non era cambiata nonostante l’abbandono. Attraversò il parco, lentamente, godendosi ogni istante. Non aveva bisogno di una torcia. Conosceva tutto di quel luogo che era diventato il centro del suo mondo. Quando lo avevano chiuso si era sentito perso. Poi era riuscito a trovare un modo per farlo rivivere, solo per sé.”