I versi di Andrés Sánchez Robayna, il mistero dell’uomo e la fine del tempo

Andrés Sánchez Robayna, professore universitario di letteratura spagnola, studioso e traduttore, rappresenta una delle maggiori voci della poesia spagnola contemporanea. Le figure richiamate dalla sua lirica inquieta e profonda, il mare, il cielo, le nuvole bianche, rivelano la provenienza insulare del poeta, nato a Las Palmas de Gran Canaria. L’isola, evocata nei suoi scritti, rappresenta il centro geografico del mondo, simbolo della sua condizione contemplativa. La propensione del poeta al silenzio, nell’intento di ascoltare l’ancestrale energia che muove la natura, diventa prosa. Andrés Sánchez Robayna gioca con una poetica tesa a raccontare le cose attraverso la memoria, senza mai appropriarsi dell’assoluto significato dell’universo, profondamente sconosciuto all’uomo e legato al suo mistero. I suoi versi non indugiano mai su astrazioni verbose, ma raccontano, nitidi, la riflessione legata alla distanza dagli eventi e dal tempo. In particolare, nella sua raccolta El libro, tras la duna, (Il libro, oltre la duna), la duna di sabbia, elemento naturale dell’isola, diventa metafora dello scorrere del tempo, del fluire che partorisce solo “l’istante cieco e sempre vacillante” e “consegna soltanto un pugnello di sabbia” ossia il cumulo di esperienze che tuttavia “vediamo sfuggirci tra le mani”.

Adesso,
nella mattina oscura dell’ottobre discinto,
in cui, ombroso e calmo, giace il mare
consegnato alla pura acquiescenza del cielo,
via scivolando le nubi bianche
che un grigio ormai quasi minerale percuote,
marmoreo, dilatato,
adesso,
mentre che il tempo gira
sul punto d’esser sempre un altro parto,
senza dare alla luce se non l’istante cieco,
e consegna soltanto
un pugnello di sabbia
che vediamo sfuggirci tra le mani,
mentre che un bimbo gioca,
dopo il lancio dei dadi,
adesso,
solo adesso,
il principio
principia.

(Andrés Sánchez Robayna)