Vorrei farla finita, ma anche mangiare toppokki, Baek Sehee

“È importante trovare qualcosa che ci piace e ci rende felici, a prescindere da quello che pensano gli altri.”

“Vorrei farla finita, ma anche mangiare toppokki” di Baek Sehee è un memoir contemporaneo, necessario, urgente che,  grazie al suo stile fluido,  riesce a parlare direttamente ai lettori.
Non posso nascondere che tra i motivi che mi hanno invogliato ad approcciarmi a questa lettura abbia contribuito il fatto che RM dei BTS, un artista che apprezzo molto sia a livello musicale sia per l’estrema sensibilità, ne abbia parlato con grande entusiasmo. Dunque le mie aspettative erano alte, ma posso affermare con certezza che non sono state deluse.
Uno degli spunti di riflessione più interessanti affrontati dall’autrice è, a mio parere, il ruolo che riveste l’autostima nel nostro rapporto con le persone e con l’ambiente che ci circonda.
Quale è la reale percezione che gli altri hanno di noi?
Ciò che emerge è che, molto spesso, siamo proprio noi , in prima persona, a proiettare sull’altro aspettative, sogni, paure, perdendo di vista la realtà oggettiva dei fatti e dando vita a fraintendimenti e frustrazioni.

“Se uno cambia prospettiva, potrà osservare lati della propria esistenza che prima gli sfuggivano. La prospettiva traina le nostre azioni. E le nostre azioni modificano la nostra vita.”

Baek Sehee ci parla del confronto con l’altro, acuito dalla presenza dei social. Non si tratta di un confronto costruttivo che spinge a migliorararsi, ma di uno tossico dal quale non si può che uscire sconfitti.

“Guardo gli account Instagram degli altri e provo invidia per loro. E così facendo mi sento ancora più giù.”  Afferma l’autrice, ma
chi di noi non ha provato queste sensazioni almeno una volta?
Quanto ci condizionano gli standard imposti dalla società?
E quelli che ci siamo autoimposti?

“Io mi fisso sull’aspetto fisico per via della rappresentazione idealizzata che ho di me, ma il problema sono i parametri che mi sono imposto e con i quali mi giudico [….]
È perciò importante capire un po’ alla volta, a piccoli passi, quello che io desidero realmente e che mi fa sentire a mio agio. Se comprendo quali sono i miei gusti e come ridurre l’ansia, il mio livello di soddisfazione aumenta automaticamente. E a quel punto gli altri possono fare qualsiasi commento su di me, ma io sarò refrattario a ogni forma di critica.”

Baek Sehee racconta il proprio percorso psicologico senza filtri, mettendosi a nudo, attraverso una serie di conversazioni avute con il proprio psichiatra. Il libro ci insegna che non ci sono soluzioni valide per tutti, non esiste una ricetta miracolosa, ma che si deve lavorare giorno dopo giorno sulla propria volontà di affrontare il cambiamento, a piccoli passi, senza scoraggiarsi di fronte alle inevitabili battute d’arresto perché, tutti questi momenti, non sono altro che parte del processo di guarigione.

“Dunque questo libro non termina con una domanda né una risposta, bensì con una speranza. Quella di amare e di essere amata. Voglio trovare un modo per non farmi del male. Vorrei vivere la mia vita aprezzando le cose, anziché disprezzandole. Vorrei continuare ad accumulare sbagli ma anche imparare a guardare oltre, verso un orizzonte migliore. Vorrei imparare a godere del fluire dei miei sentimenti, che respirano il ritmo della mia vita.”

Ma cosa sono i toppokki citati nel titolo del libro?
Si tratta di gnocchi di pasta di riso lavorati a forma di bastoncino e conditi con salsa agrodolce piccante.
Curiosi? Vi lascio il link alla video ricetta direttamente dall’Istituto Culturale Coreano: Toppokki